I nonni animatori

Lui è mio Nonno Ignazio, marito di Nonna Vitalia.
Anche se qui vi sembra un po’ burbero, era una persona buona .
Da bambino è stato il mio primo animatore…. Altro che trucca bimbi e palloncini! Mi faceva giocare con i maialetti vivi e mi portava sempre qualche cavalletta .
Forse perché il primo nipote maschio di una xreffa di 20 nipoti, ma mi portava sempre con lui e se ne inventava di ogni per farmi divertire.
E mi parlava solo in sardo.
E mi parlava come fossi un adulto.
Le sue teorie erano chicche di vera filosofia. Alcune non ve le posso raccontare perché erano colorite senza esclusione di colpi.
Un giorno mi regalò un gatto. Avevo 5 anni. Tigrato tipo Stanlio :
“Nonno, come si chiama?”
“ Si chiama Arrettu”
E io andavo in giro con questo gatto dicendo a tutti “lui è arrettu”.

Tutti ridevano, ma non capivo perché.
Non voglio spiegarvi il significato del nome del gatto, chiedete a un amico sardo.
Mi chiamava Danielicontu, tutto attaccato. Proprio come mi chiamava mia nonna.
“Danielicontu andausu anchè is proccus”, e io mollavo qualsiasi cosa stessi facendo.
Non c’erano soldatini, non c’erano macchinine, non c’erano palloni e biriglie, C’ERA SOLO NONNO IGNAZIO!

Fù la fonte di saggi consigli che riesco a elaborare solo oggi.

E magari le sue teorie da Osho Sardo le userò sul palco… chissà.

Un futuro senza nonni!

Non posso dimenticare il giorno che ho rifiutato le strenne di nonna .

Ogni anno non mancava di arrotolare un biglietto e passarmelo nascosto con la mano rivolta verso il basso. A tipo spacciatore.
Mi sono sempre chiesto il perché di questa segretezza. Forse era per lei un modo di stabilire un patto con il nipote. Come dire “du scieusu deu e tui, non neristi nudda a nisciunus” (lo sappiamo solo io e te non dirlo a nessuno).

Tutto avveniva in silenzio.

Quando ero bambino non vedevo l’ora di aprire la mano per vedere quanto. Da adolescente idem. Quando sono entrato nel mondo del lavoro dovevo interrompere . Ero io che avrei dovuto aiutare lei, non il contrario.

Accetto a 21 anni, accetto a 22, e a 23 : “ Nonna non c’è bisogno” .
Ci rimase male. Avrei dovuto prenderle e farle un regalo, ma in quel momento pensai solo che dovevo dimostrarle che non ero più un bambino.
Quindi cara Nonna, oggi accetto il tuo biglietto e sancisco nuovamente il vecchio patto ….vita natural durante.

I nonni sono il simbolo dell’unione generazionale attraverso la complicità, la permissività e la comprensione che spesso manca ai genitori.

Capiscono i nipoti riuscendo a essere fermi e amorevoli, anche se da genitori avranno avuto le loro mancanze.

Ma è il ciclo della vita.

Lasciano un solco nel cuore dei nipoti, un emozione incancellabile piena di segreti .

Forse perchè hanno più tempo libero, hanno meno preoccupazioni e sopratutto non hanno più grandi progetti ambiziosi tranne quello di vedere la famiglia felice.

“Si è sempre in naturale antagonismo con i genitori e in simpatia con i propri nonni” dice Gertrude Stein .

E oggi facendo figli a 50 anni, rischiamo di creare una società senza nonni.

C’è la farà il genere umano a sopravvivere senza i nonni?