Buttate via le maschere del busy bragging!
Busy sta per “impegnato”, to brag sta per “vantarsi”. Vantarsi di essere troppo impegnati, di non aver tempo, di essere sempre di corsa.
Chi è veramente affetto da questo virus mente spudoratamente a se stesso e al mondo. Dice che non ha tempo di far nulla e lo vedi continuamente sui social, dice che corre da una parte all’altra, ma lo vedi sempre nello stesso posto.
Attenzione però, perchè nessuno è immune da questo virus !
Perché lo facciamo?
I nostri genitori ci hanno insegnato che i risultati si ottengono solo con la fatica, con il sacrificio. E sicuramente è vero. Quantomeno, i risultati ottenuti troppo velocemente hanno vita breve.
Il modello educativo che abbiamo ereditato ha anche un origine religiosa. Chi soffre è buono, chi gode è un diavolo. La sofferenza è di Gesù, il piacere di Satana. Quindi soffrire ci fa sentire meritevoli d’amore e avere tanti impegni ci fa sentire giusti e degni di importanza.
Oggi però cominciano a diffondersi modelli contrapposti e altrettanto menzogneri, : persone che sfoggiano ricchezza, vacanze e cultura del tempo libero in eccesso.
I due modelli provocano scontri tra genitori e figli.
Ma qual’è il modello più giusto?
A me personalmente piace la via di mezzo. Impegnarsi, combattere e faticare per raggiungere una posizione che ti permetta di godere del piacere del tempo libero, è un buon compromesso.
Ma senza lamentarsi mai di essere troppo impegnati. Senza perdere il sorriso e la positività, trasmettendo energia produttiva anche quando si è stanchi, prendendosi i giusti momenti di pausa e ricreazione.
Dopotutto nell’antica Roma l’ozio, era il tempo da dedicare ad attività rigeneranti : la lettura, la scrittura e la riflessione, ma anche la cura del proprio corpo e del proprio patrimonio. L’ozio era un privilegio precluso agli schiavi, destinati allo sfruttamento materiale. Secondo Catone il tempo dedicato all’ozio era importante quanto il tempo dedicato al lavoro, mentre Catullo lo definiva ozio creativo.
Oggi viviamo in una società in cui lo stress emotivo e psicologico hanno raggiunto livelli preoccupanti e il tempo da dedicare ad attività che non hanno per forza un risvolto produttivo è quanto mai necessario. Dobbiamo assolutamente riconoscere e smascherare il meccanismo diabolico del busy bragging.
Il nostro valore non dipende dalla quantità di impegni che abbiamo!
Dobbiamo rivalutare l’ozio come una scelta e non come un ripiego !
Vi saluto con la metafora del taglialegna :
C’erano una volta due boscaioli che lavoravano nello stesso bosco.
Entrambi erano forti e vigorosi e avevano una ferrea forza di volontà. Le loro capacità erano molto simili e perciò un giorno decisero di fare una gara per stabilire chi dei due fosse più bravo a tagliare legna.
Trovati due alberi che avevano il tronco di uguale grandezza si misero all’opera per vedere chi avesse abbattuto per primo il proprio albero.
I tronchi avevano dimensioni ragguardevoli e ci sarebbero volute diverse ore prima di riuscire a tagliarli.
I due alberi erano posti a una certa distanza uno dall’altro tanto che ognuno dei due uomini non vedeva cosa faceva l’altro. Tuttavia si riusciva a sentire il rumore dell’ascia che picchiava sul legno.
Il primo taglialegna si mise di buona lena e con ritmo incalzante a tagliare il tronco. Non si fermava mai se non per qualche secondo per prendere fiato. Durante queste fugaci pause si accorse che il suo avversario effettuava delle pause di almeno dieci minuti ogni ora. Resosi conto di ciò si sentì più tranquillo riguardo alle sue possibilità di vittoria, pur tuttavia non diminuendo il suo impegno della gara. Giunse il tramonto e con esso il termine stabilito per la gara.
Il primo boscaiolo ancora non aveva finito di tagliare il proprio albero. Per verificare a che punto fosse il suo rivale, gli si avvicinò. Con sua grande sorpresa vide l’enorme tronco già tagliato.
– Com’è possibile? – chiese stupito – Io non mi sono mai fermato e non ho abbattuto l’albero e tu invece, che ti fermavi dieci minuti ogni ora hai già finito!
– È vero che mi fermavo – rispose calmo l’altro – ma durante quelle pause affilavo la lama della mia scure!